Dove sono finite le antiche foreste d’Europa?

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Spesso quando si parla di deforestazione si pensa all’Amazonia o all’Asia: certo il problema del disboscamento in queste parti del mondo è grave, ma anche da noi vengono tagliati più alberi di quelli che si dovrebbe.
Il problema della deforestazione europea ha radici antiche.
Secondo uno studio dell’università di Plymouth, negli ultimi 6000 anni la metà delle foreste d’Europa sono scomparse: è stato possibile, infatti, stabilire l’effettiva presenza delle foreste studiando i pollini fossili e datandoli usando la tecnica del carbonio 14.
Per rendere l’idea di quanto è successo, Neil Roberts, autore della ricerca, scrive “circa 8.000 anni fa uno scoiattolo avrebbe potuto saltare da un albero all’altro da Lisbona a Mosca senza toccare terra”.
Di fatto l’Europa 8000 anni fa era un immenso bosco.
Naturalmente la perdita dei boschi non è uniforme nelle nazioni europee: in alcune come l’Inghilterra i boschi sono quasi scomparsi (oggi ne resta solo il 10%), mentre in altri la superficie boschiva si è “solo” (si fa per dire) dimezzata.
Questa differenza è legata agli eventi storici che hanno interessato i paesi in questione e, certamente, anche al numero della popolazione.
Ad esempio un paese densamente popolato come l’Italia ha, in media, un impatto maggiore sul proprio ambiente.
Eh sì, perché l’Italia è tra i paesi europei più densamente popolati.. si continua a sottolineare che noi non facciamo abbastanza figli, ma si tende a dimenticare che siamo il quarto paese più popolato, dopo Germania, Francia e Regno Unito in quest’ordine.. (o il quinto se si considera la Russia come parte dell’Europa geografica).
Giardini all’inglese e foreste incontaminate
Prima di addentrarci nell’argomento deforestazione urge però a fare una precisazione.
Allora ricordo ancora quando, tanti anni fa, un mio conoscente, persona che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto avere se non una buona istruzione almeno un minimo di capacità analitica e pensiero critico, sostenne con spavalderia che la Danimarca era “tutta un bosco”..
Come ho già spiegato qui (La Danimarca on the road), i boschi naturali non esistono quasi più in Danimarca: quelli che ci sono oggi sono opera del rimboschimento umano, attuato non tanto per spirito ecologista ma per necessità, dato che l’erosione del suolo era ormai così avanzata da richiedere un intervento.
Nei secoli l’intero territorio danese è stato trasformato in pascolo tagliando alberi, prosciugando paludi salmastre e stagni, uccidendo la fauna; alci, orsi e lupi sono ormai estinti, mentre il 30% dei mammiferi e degli uccelli del paese sono in via d’estinzione.
A livello paesaggistico la Danimarca, appare molto verde, certo.. ma non fatevi trarre in inganno: non è un bosco, ma è un prato all’inglese!!
Quindi..
una cosa è la presenza di spazi verdi, una cosa è il rispetto della natura e la sua sopravvivenza: un giardino all’inglese non è equivalente ad un bosco incontaminato!
Poi certo il giardino è bello, piacevole, dovrebbero essercene di più e tutte le città dovrebbero avere ampissimi spazi verdi, come Hannover in Germania e Vitoria in Spagna.. ma giardini e boschi non sono sinonimi, saranno anche verdi ma non sono la stessa cosa!
Chiarito questo concetto andiamo oltre..
La storia della deforestazione in Europa
IL NEOLITICO
Il processo di deforestazione è cominciato nel Neolitico, un periodo della Preistoria che inizia circa nel 9.000 a.C. e finisce nel 3000 a.C. circa: con il Neolitico si conclude l’Età della Pietra e inizia quella dei Metalli, con le età del rame, bronzo e ferro.
Perché proprio in questo periodo?
Semplice: nel Neolitico la popolazione umana ha cominciato ad allevare gli animali e, soprattuto, a coltivare la terra.. perché, attenzione, non è l’allevamento l’unica e principale causa della deforestazione, ma è la coltivazione di vegetali, oggi come ieri!
Eliminare le foreste per far spazio all’agricoltura è stata una costante nella storia umana.. ancora oggi una delle motivazioni principe del disboscamento è proprio questa.
Il disboscamento è cresciuto con l’evoluzione della società umana, oltre che, naturalmente, con l’aumento del numero della popolazione.
I ROMANI
Gli antichi romani hanno dato un forte input al fenomeno.
Oltre che spazio per l’agricoltura, le foreste venivano abbattute anche per altri motivi in quest’epoca.
Il legno era uno degli elementi essenziali dell’Impero romano: materiale per costruire navi, mobili, utensili, carri, armi e soprattutto combustibile.
Come combustibile non mi riferisco solo al legno necessario per scaldarsi o cucinare, ma al legno utilizzato come combustibile, insieme al carbone, per scaldare le fucine che fondevano i metalli, elementi indispensabili nella società romana: monete, utensili, coltelli, armature, spade, scudi, elmi.. I romani erano guerrieri, il ferro e il bronzo servivano per le armi, l’oro e l’argento per pagare i soldati: la guerra aveva bisogno di legno, tanto legno..
L’EPOCA DELLE SCOPERTE
Proseguendo nella storia le asce hanno continuato a calare e gli alberi a cadere: navi sempre più grosse, una popolazione in crescita.
Non a caso le isole scoperte più tardivamente dagli europei, come l’isola portoghese di Madeira nell’oceano Atlantico, scoperta nel 1419, venivano come prima cosa disboscate e il legname importato in Europa.
Ma perché la perdita delle foreste è così grave?
Cosa succede di brutto se non ci sono più?
Non basta un giardinetto all’inglese come sosteneva il fenomeno del mio conoscente?
La deforestazione causa diversi effetti non proprio positivi e qui cito il documento della Commissione Europea intitolato “Intensificare l’azione dell’UE per proteggere e ripristinare le foreste del pianeta” redatto nel luglio del 2019:
- maggiore vulnerabilità di fronte ai fenomeni meteorologici estremi;
- perdita di precipitazioni (ossia l’acqua non viene trattenuta dal terreno) con conseguente gestione non sostenibile delle risorse idriche;
- morte degli impollinatori di colture (come le api);
- emissioni di CO2;
- Perdita di biodiversità, infatti le foreste contengono l’80% della biodiversità del pianeta;
- conseguenze indirette sulla salute ed economia umana: malattie respiratorie derivanti da incendi boschivi, crescita economica non sostenibile, mancanza di lavori dignitosi..
Com’è oggi la situazione in Europa?
Oggi ci rediamo conto molto più di ieri dell’importanza delle foreste.. ma non abbastanza.
Tra i paesi europei dove il problema della deforestazione è più grave vi sono la Romania, Svezia, Finlandia e Russia.
La foresta boreale (Svezia, Finlandia e Russia)
Per quanto riguarda la Svezia, Finlandia e Russia qui vi è la foresta boreale.
La foresta boreale è saccheggiata ad un ritmo impressionante per produrre soprattuto fazzoletti di carta, panni asciuga tutto e tovaglioli: questo secondo un rapporto di Greenpeace del 2017 intitolato “Wiping out the boreal”.
Certo, almeno in Finlandia e, in parte, anche in Svezia, si tende anche a ripiantare degli alberi ma bisogna ricordare che giovani piccoli alberi non possono rimpiazzare come niente fosse una foresta centenaria: l’impatto ambientale della sparizione di una foresta naturale è enorme, piantare un abete, magari con tecniche di agricoltura moderna, ottenendo alberi tutti della stessa età piantati a distanze tutte uguali su terreno preparato e ripulito perché attecchiscano meglio, non porta alla così detta somma zero!
Voglio dire: una foresta che si è sviluppata e evoluta nei secoli, creando un ecosistema, un equilibrio con l’ambiente, gli animali, gli insetti e la natura circostante (natura, animali, insetti che si sono adattati, evoluti e sviluppati con lei) non può essere ricostruita in una stagione!
Quando una foresta, magari antica, viene rasa al suolo, vengono anche distrutti nidi di insetti e uccelli, tane di mammiferi.. molti, se non tutti, questi animali vengono uccisi. Quelli che sopravvivono, se sono animali sociali, quindi parte di una società animale strutturata (si pensi hai lupi, ma anche alle api), vedono la loro struttura sociale andare in pezzi e gli individui stessi, ormai isolati, o muoiono in un secondo momento o non sono in grado di riprodursi.
Il suolo, un ecosistema in equilibrio da anni o, spesso, da decadi, viene completamente sconvolto pendendo coesione e, spesso, creando danni a lungo termine le cui conseguenze sono notevoli anche sulla società umana!
Detto questo sicuramente è una cosa positiva ripiantare gli alberi ma questa non può essere la soluzione alla deforestazione selvaggia.
Le foreste primordiali di Maramureș (Romania)
Non molti sanno che in Romania, più precisamente nel nord del paese al confine con l’Ucraina, nella regione storica della Transilvania, vi sono i boschi primordiali di Maramures. Questi sono in parte protetti, ossia sono parco nazionale.
Le foreste di Maramures costituiscono da sole la metà di ciò che resta delle foreste primordiali europee, cresciute dopo l’era Glaciale.
Questi boschi primordiali sono da anni depredati illegalmente da, possiamo chiamarli, bracconieri degli alberi o vampiri del legno, come molte inchieste giornalistiche li hanno definiti, che tagliano ettari e ettari di antichi alberi per rivenderli in tutto il mondo.
Il commercio illegale di legno frutta 100 miliardi di euro all’anno, secondo le stime dell’ONU, e costituisce il quinto maggiore mercato illegale al mondo dopo droga, armi, esseri umani e avorio.
I predatori del legno in Romania agiscono come una vera e propria mafia, uccidendo impunemente i ranger guardaparchi che difendono il parco e impoverendo la popolazione che subisce le disastrose conseguenze della deforestazione selvaggia.
Su questo argomento sono usciti diversi reportage giornalistici su molte testate anche italiane: tra queste il Corriere della Sera in un articolo di Francesco Battistini del 10 aprile 2020 (oltre che nella versione on line si può leggere l’inchiesta arricchita da belle fotografie su 7, allegato del Corriere sempre del 10 aprile 2020).
Ma chi ci guadagna da tutto questo?
Non certo la popolazione del luogo, poverissima, che subisce le conseguenze della deforestazione (allagamenti, smottamenti..). Secondo l’inchiesta del Corriere precedentemente citata è l’azienda austriaca Schweighofer la destinataria del legno qui tagliato illegalmente: l’azienda ha negato e continua a negare di essere a conoscenza di irregolarità ma, almeno secondo l’inchiesta del Corriere, sarebbe vero il contrario..
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