3 isole-prigioni europee del Mediterraneo

Europa Grand Tour

3 isole-prigioni europee del Mediterraneo

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Sono tante le isole adibite a prigioni in Europa: oggi vediamo tre isole-prigione europee del Mediterraneo.

 

L’isola d’If (Francia)

L’Isola d’If è una minuscola isola parte dell’arcipelago delle Frioul che si trova nel golfo di Marsiglia, in Francia.. considerate che la superficie totale delle 4 isole che compongono l’arcipelago è di 0,2 km2 e l’Isola di If la più piccola!

Sull’Isola di if si trova il famoso castello, che si chiama proprio così: Chateau d’If, ossia il Castello di If.. di fatto non ha nome!

Il castello venne costruito tra il 1527 e il 1529: originariamente doveva essere una fortezza, costruita al centro del golfo per difendere Marsiglia e la costa francese. Come detto l’isola su cui venne costruita è minuscola: la grande fortezza occupa, infatti, tutta l’isola.

Nel 1540 il castello divenne una prigione: i suoi primi ospiti furono dei pescatori marsigliesi.

La prigione era articolata su due piani: al piano terra le celle non avevano finestre, erano minuscole, molto umide, prive di riscaldamento e dalle condizioni igieniche pessime; al primo piano le celle erano più grandi, avevano una finestra e un camino e venivano pulite.

Sulla base di cosa si decideva a che piano destinare un prigioniero o una prigioniera? Le celle al primo piano prevedevano il versamento di un affitto mensile: chi poteva permetterselo alloggiava lì!
Considerate che le celle prive di finestre e in precarie condizioni igieniche al piano terra erano così malsane che la sopravvivenza media dei loro ospiti era inferiore all’anno: poter permettersi di pagare per alloggiare nelle celle del piano superiore equivaleva a comprarsi la sopravvivenza!

Il Castello If annoverò tra i suoi ospiti molti nomi celebri:

  • Jean-Baptiste Chataud, militare, perché creduto responsabile di aver portato la peste a Marsiglia nel 1720;
  • Honoré Gabriel Riqueti de Mirabeau, qui per volere del padre che sperava così di “rimetterlo sulla retta via” (1774);
  • Fanny Dillon, moglie del generale Henri Gatien Bertrand (1815);
  • Auguste Blanqui, famoso rivoluzionario socialista, noto in vita come l’Enfermé (il Recluso), dato che passò in totale 36 anni e 5 mesi della sua vita in prigione (visse 76 anni).

Gli ultimi prigionieri del Castello di If furono dei soldati tedeschi durante la prima guerra mondiale.

In linea generale qui vennero inviati i rivoltosi, i dissidenti politici o religiosi, i ribelli, così come dei nobili caduti in disgrazia, militari stranieri e i rappresentanti della fazione perdente delle varie rivoluzioni e rivolte della storia francese.

Comunque il Castello d’If è noto soprattutto perché qui vengono rinchiusi due famosi personaggi letterari creati da Alexandre Dumas: Edmond Dantès (Il conte di Montecristo) e la Maschera di Ferro (dalla trilogia dei Tre Moschettieri).

Oggi il Castello d’If è visitabile, è un museo. La foto di questa pagina rappresenta il Castello di If.

 

Pianosa (Italia)

Sono tante le isole che sono state prigione in Italia: si sa l’Italia è una penisola ed è ricca di isolette e isolotti.. decisamente perfette per questo genere di cose!

L’Asinara, Ventotene, Ponza, Favignana, Capraia, l’isola di Gorgona, l’isola d’Elba, l’isola di Montecristo.. alcune di queste ospitano un carcere tutt’oggi!

Tra tutte ho voluto scegliere Pianosa, sita nel Mar Tirreno e parte dell’arcipelago Toscano.
L’isola ha una superficie di 10km2 circa e una conformazione particolare: non ha monti o colline, è piatta, il suo punto più alto non raggiunge i 30 metri sul livello del mare!

Pianosa è stata abitata sin dalla preistoria.
Già all’epoca dei romani era un luogo d’esilio.
Contesa tra le Repubbliche Marinare di Pisa e Genova, saccheggiata dai pirati turchi.. l’isola venne più volte popolata e altrettante abbandonata.

Nel 1856 il Granducato di Toscana fondò qui una colonia penale agricola dove inviare esiliati a coltivare la terra.. e colonia penale restò per oltre un secolo: durante l’epoca fascista qui vennero inviati i dissidenti politici.

Nel 1977 Pianosa subì un’ulteriore trasformazione: divenne un carcere di massima sicurezza, ospitante terroristi e mafiosi. Per ragioni di sicurezza gli ultimi civili ancora residenti nell’isola vennero evacuati.

Il carcere di Pianosa ha chiuso definitivamente nel 2011: in questa data il divieto di sbarco è stato soppresso.

Oggi l’isola è meta turistica, ma il turismo è limitato per permettere la conservazione della natura, che qui si è sviluppata grazie alla poca azione umana, di continuare a prosperare: il massimo consentito di visitatori al giorno è 250 di cui solo 10 si possono fermare nell’unico hotel dell’isola, ricavato da quella che fu la casa del direttore della colonia penale.

Pianosa oggi è parte del Parco Nazionale Toscano: qui è severamente vietata la pesca, la sosta, l’immersione, la navigazione ecc. salvo pochissime eccezioni. Il rispetto delle regole è controllato da un modernissimo sistema di sorveglianza.

 

Gyaros (Grecia)

Gyaros o Gioura è un’isola delle Cicladi: si trova a nord, tra Tinos e Kea, è vicina a Syros, la capitale amministrativa dell’arcipelago (della cui municipalità, ufficialmente, fa anche parte).

Gyaros è un’isola disabitata di modeste dimensioni: ha un totale di 23 km².

La storia di Gyaros è interessante.
Inizialmente è stata stato indipendente, ma, in breve tempo, si è tramutata in un luogo d’esilio.

Dall’epoca del dominio romano al XX secolo, in questa piccola landa desolata vennero mandati i dissidenti e le persone cadute in disgrazia ma troppo potenti e/o ricche per essere semplicemente uccise.

L’idea era semplice: invece di prendere un decisione e sporcarsi le mani, il potente di turno lasciava che la natura facesse il suo corso.
L’assenza di adeguate cure mediche, un inverno troppo duro, un’estate senza pioggia, l’arrivo dei pirati: con un po’ di fortuna gli ospiti di Gyaros sarebbero comunque morti, più o meno prematuramente, da soli.. o, eventualmente, sarebbero morti in tarda età, di reale morte naturale, senza però, nel frattempo, infastidire con le loro idee e la loro presenza fisica chi stava al potere, a chilometri e chilometri da lì.

Inoltre un esilio a Gyaros era anche una punizione (o meglio una ritorsione) e un monito: i lunghi anni di vita in un’isola deserta e inospitale potevano essere visti da molti come un destino peggiore della morte.

Nei secoli, però, gli involontari ospiti di Gyaros hanno avuto sorti molto diverse.
Gli antichi romani, così come i bizantini e molti altri, si limitavano a mandare i dissidenti in esilio e a dimenticarsi di loro: così, gli esiliati, bene o male, conducevano la vita che volevano (e che potevano economicamente permettersi!). Certo: non potevano lasciare l’isola e, sicuramente, il lusso e lo stile di vita della bella e raffinata Roma doveva mancare a quei ricchi patrizi che si ritrovavano, improvvisamente, in una piccola rozza isoletta in mezzo al nulla e senza niente da fare.. ma, al netto delle malattie o della carenza idrica, si trattava soprattutto di una sofferenza psicologica, alleviata dalla speranza che il clima politico cambiasse e fosse loro concesso di tornare in patria o, perlomeno, di essere trasferiti in un esilio migliore.
Gyaros non era un inferno: era un limbo dove sperare in un futuro migliore e, nel frattempo, annoiarsi.

Nel Novecento Gyaros divenne un luogo d’esilio molto peggiore: divenne un vero e proprio inferno in Terra.
Nel corso del ‘900 la Grecia affrontò momenti molto difficili: la guerra mondiale, una guerra civile, diversi periodi di dittatura.. cambiava il nome del padrone ma Gyalos restava un luogo di esilio e morte, ogni anno più orribile.
Nell’isola vennero costruiti una grande prigione e quattro campi di prigionia, dove, nel corso del secolo, vi vennero internati 22.000 uomini e donne, tutti dissidenti politici. Molti di loro non fecero più ritorno.

L’isola divenne nota come “la Dachau del Mediterraneo”, per poi essere rinominata, durante la Dittatura del Colonnelli (dal 1967 al 1974) il “Gulag greco”.

Gyaros smise di essere una prigione a luglio del 1974, con la fine della dittatura militare in Grecia.
Da allora l’isola è stata utilizzata essenzialmente per scopi militari.

Per questo l’isola di Gyaros ad oggi è disabitata e chiusa al pubblico: non è solo proibito l’approdo, è obbligatorio mantenere una distanza di 200 metri dalle sue coste; inoltre la pesca nelle sue acque costiere è severamente vietata.

Una volta all’anno qui viene svolta una cerimonia in ricordo di quanti morirono nei campi di prigionia di Gyaros durante la dittatura: alla cerimonia partecipano i superstiti ancora oggi in vita.

Nel 2001 l’isola è stata dichiarata di importanza storica a causa della presenza di ciò che resta delle prigioni risalenti al periodo della dittatura; nel 2011, però, è stata declassificata per permettere la costruzione di una centrale eolica.

Isola della morte e dell’esilio per secoli, oggi Gyaros ha una nuova anima, meno oscura: grazie all’assenza umana oggi qui vive indisturbata la maggiore colonia europea di Foca Monaca Mediterranea (Monachus monachus), una delle cento specie di mammiferi più a rischio di estinzione del pianeta. L’inferno è oggi un paradiso della natura!

 

Ascolta “Ep107 – 3 isole-prigioni europee del Mediterraneo” su Spreaker.


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