I social network in Europa

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Mio nonno riteneva che la mia generazione, cresciuta a biscotti e televisione, avrebbe finito per trasformare l’umanità in uno stuolo di lobotomizzati con problemi motori, motivo per cui mi portava al parco con il cane due volte al giorno a correre perché, sosteneva, “i bambini devono correre all’aria aperta per crescere bene” (e mi comprava un gelato al giorno perché “sei magra” e “non si sa cosa riserva il futuro”). Oggi so che, seppur un po’ semplicistica, questa teoria non è poi così sbagliata, anzi! E devo dire che le ore passate al parco a correre e saltare mi hanno fatto bene.
Però questo fenomeno c’è sempre stato, no?
In ogni secolo, in ogni tempo, forse fin dal Neolitico, le vecchie generazioni hanno lamentato la pigrizia e la rilassatezza delle nuove generazioni.
Alcune persone, poi, si spingono oltre, arrivando a celebrare il passato (naturalmente prima spazzando via le sue ombre..) e, al grido “era meglio prima”, liquidano la modernità – qualsiasi essa sia, di ogni tempo, di ogni luogo – come peggiorativa e negativa (a proposito.. avete presente l’omonima canzone di JAX? No? Ci torneremo..).
Questi ultimi 10 anni hanno prestato il fianco a queste celebrazioni incondizionate del passato..
Chi di noi non ha mai visto un adolescente o un ventenne ipnotizzato dal suo telefono?
Le dita sullo schermo, lo sguardo perso, l’espressione imbambolata.
Starà guardando il meteo, una notizia interessante sui giornali, un messaggio personale importantissimo.. errore. Con ogni probabilità è su un social, quasi sempre è su Facebook.
Internet e i social
Per gli utenti avanzati, ossia coloro che usano la rete abitualmente da almeno un decennio, hanno la connessione internet veloce da casa da anni e hanno un buon computer che usano sia per lavoro che per scopi personali.. per queste persone, per gli utenti “maturi” i social sono una parte del web.
Non è così invece per gli utenti medi, ossia per molti italiani: soprattutto i giovanissimi o le persone con un basso livello di conoscenze informatiche, ossia coloro che utilizzano e conoscono poco il computer o magari il computer neanche ce l’hanno e usano per navigare un telefono o un tablet.
Per tutte queste persone, che costituiscono una percentuale piuttosto alta di italiani, Facebook o, più in generale, i social SONO internet. Più di una volta mi è capitato di parlare con persone che confondevano “lo cerco su Facebook” con “lo cerco in rete”..
I social in Italia
Secondo i dati Eurostat gli italiani che utilizzano i social sono 25 milioni in crescita.
Il Sole24Ore in un articolo dell’agosto del 2020, evidenzia che il numero di italiani che utilizzano i social è basso rispetto a quello del resto d’Europa.
Questo è verissimo e non è solo visibile a livello statistico ma anche dal, diciamo, uomo della strada: chi tra voi ha mai lavorato all’estero sa che in alcuni paesi i social in generale, e Facebook in particolare, la fanno da padrone ed è davvero difficile non avere un account (e qui parlo per esperienza personale).
Tra i paesi europei dove i social sono più utilizzati vi sono:
la Danimarca (81%), il Belgio (76%), Cipro e la Svezia (72%) e Malta (71%)
NB: la percentuale indica la fetta della popolazione che utilizza i social network.
La media europea è del 54%, ossia un europeo su due utilizza almeno un social network.
In Italia invece la percentuale è del 42%: siamo al di sotto della media.
E con noi sapete chi c’è? Non un paese povero e dimenticato da dio, come a volte accade: l’Italia ha la stessa percentuale della Francia.
Io ho vissuto e lavorato in Francia, l’ultima volta neanche tanto tempo fa, e devo dire che nella vita di tutti i giorni ho percepito la differenza nell’utilizzo dei social che c’è ad esempio tra la Francia e un paese ad alto utilizzo di social come la Danimarca (altro paese che conosco bene, dove ho vissuto diversi mesi e in cui sono tornata diverse volte.. ecco qui non essere iscritti a Facebook può davvero essere un problema nella quotidianità!).
Perché noi e la Francia siamo in coda alla statistica?
Se per quanto riguarda la Francia la motivazione è anche legata ad un preciso modo di pensare nazionale (si sa i francesi sono un po’ anarchici e non amano essere controllati e schedati), in Italia sicuramente il fattore età spiega in parte la situazione: i social sono l’appannaggio dei giovani e dei giovanissimi, secondo i dati statistici di Report Digital 2021 l’81% degli italiani tra i 16 e i 34 anni usa Facebook, il 67% Instagram..
Internet.. ma che internet?
Considerate poi che se è vero, come dice l’ISTAT, che in Italia il 76% circa delle famiglie ha una connessione internet (o fissa o su smartphone), di queste solo il 70% hanno la banda larga e ancora meno, il 50% circa, ha un computer fisso o un portatile.
Spesso avere internet significa avere uno smartphone
Ancora più spesso la famiglia conteggiata come “con internet” ha un adolescente in casa e ha semplicemente comprato al suddetto adolescente uno smartphone e gli ha fatto l’abbonamento tutto incluso del gestore telefonico. E poi se ne è dimenticata.
Tra l’altro, come fa notare l’articolo del Sole24Ore citato, siamo sicuri che sia una buona idea mettere in mano uno smartphone ad un ragazzo/a di 14 anni, collegarlo ad un social e abbandonarlo al suo destino?!?..
Questo soprattutto considerando le capacità di lettura media dei nostri studenti della scuola superiore? (e su questo punto rimando alla puntata n57 di questo podcast).
Attenzione, non mi riferisco tanto al problema dei bulli o dei predatori on line ma parlo di informazione.
La nuova informazione social
Chi utilizza sempre (o solo) Facebook lo usa anche per informarsi ma dare a Facebook, o ad un altro social, la responsabilità di insegnarci cosa capita nel mondo è abbastanza un azzardo.
Perché, lo ricordo,
i social fanno capo a società, il cui scopo non è fornire informazioni o un servizio pubblico o fare beneficienza.
Lo scopo di queste società è guadagnare.
Ma i social sono gratis direte voi.
Certo.
C’è un vecchio detto nel mondo dell’economia, che poi viene da una vecchia favola dei fratelli Grimm: “se non paghi per il prodotto, il prodotto sei tu”.
Ma cosa commerciano i social network?
Pubblicità, direte voi, dicono tutti.
La pubblicità su Facebook costituisce ad esempio un bel giro d’affari.
Vero. Ma non solo.
Il vero prodotto dei social siamo noi, anzi è la nostra percezione.
Facciamo un esempio.
Luigino il terrapiattista
Luigino è terrapiattista e quindi crede che la Terra sia piatta.
(Sì, la Terra il nostro pianeta, sì nel 2020 c’è gente che crede che la Terra sia piatta, sì non sto scherzando).
Luigino ha sviluppato questa idea parlando, forse per caso, con i vicini di casa che sono, appunto, tutti terrapiattisti.
Ora Luigino vuole verificare che la sua teoria sia esatta e sapere quanto sia diffusa, magari trovare prove che l’avvalorino.
Luigino potrebbe andare in biblioteca e prendere in prestito libri scolastici, vedere foto fatte dei satelliti, incontrare in un istituto per l’alfabetizzazione un insegnante laureato o diplomato in.. una qualunque materia.. e porgli delle domande.
Ma Luigino no, lui va su un social e cerca “la Terra è piatta”. Così trova dei gruppi di persone che la pensano come lui e inizia a scambiare messaggi con loro.
Certamente se Luigino avesse seguito la prima via avrebbe scoperto subito di avere torto.. ma sarebbe stato spiacevole, forse anche sconvolgente e un filo umiliante. La via dei social è consolante, auto referenziale e soprattutto gli dà una calda certezza e rassicurazione.
Tutto qui? No.
Il social dopo un po’, spesso dopo poco, capirà che Luigino è un terrapiattista e che gradisce questo genere di contenuti: da questo momento in poi tutte le informazioni, i gruppi, le ricerche di Luigino saranno volte a farlo permanere nel suo limbo della Terra piatta, escludendo tutto ciò che va in altra direzione.
Un po’ come quando un motore di ricerca completa per noi le frasi in base alle nostre preferenze!
Con il tempo la percezione del mondo di Luigino si radicherà nella convinzione che la Terra sia piatta.
E chi adesso sta ridendo di questo caso limite, magari pensando a casi reali di persone che hanno fatto sciocchezze su questa scia, si dimentica che la variazione della percezione del mondo può avere risvolti oscuri.
L’algoritmo dei social network classifica le persone e allo scopo di proporre contenuti sempre graditi all’utente, di farlo felice e indurlo a non lasciare la piattaforma: ad esempio un terrapiattista crederà (e apprezzerà) facilmente le teorie complottiste, quindi, quando Luigino cercherà informazioni di tutt’altro genere, anche completamente diverse, l’algoritmo, sempre allo scopo di cullarlo nel suo mondo e farlo felice, gliele proporrà.
Ad esempio, parlando di Stati Uniti d’America, gli proporrà contenuti su Pizzagate.
Cos’è Pizzagate?
Io l’ho scoperto guardando il famoso e bel documentario The social Dilemma (lo trovate su Netflix).
Pizzagate è una teoria complottista diventata virale durante le elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016, quelle che hanno visto Hillary Clinton contro Donald Trump.
Questi i fatti.
Nel marzo 2016 l’account e-mail personale del responsabile della campagna di Hillary Clinton fu violato e, a novembre dello stesso anno, WikiLeaks pubblicò le e-mail rubate.
I sostenitori della teoria del complotto “Pizzagate” sostennero, o meglio si inventarono, che le e-mail contenessero dei fantomatici messaggi in codice che collegavano importanti membri del partito democratico americano e diversi ristoranti statunitensi a un presunto traffico di esseri umani e pedofili. Una delle imprese presumibilmente coinvolte era la pizzeria Comet Ping Pong di Washington D.C.
La teoria fu diffusa su alcuni social media da alcuni giornalisti ultra-conservatori e coinvolse un numero impressionante di utenti in discussioni sui social e non solo.
E come è andata a finire tutta la storia?
Il 5 dicembre 2016 un uomo si è presentato al Comet Ping Pong di Washington armato di fucile per indagare sul presunto complotto.. ovviamente l’indagine si è trasformata in una sparatoria fermata dall’arrivo della polizia.
Un piccolo mondo perfetto per me
Essenzialmente il problema è questo:
I social media ci permettono di vivere in un mondo tutto nostro se vogliamo.
Abbiamo creato Matrix.
Come ci fa notare giustamente il documentario di cui parlavo prima, noi, noi nati negli anni ’80 e ’90, saremo l’ultima generazione a sapere cosa significa vivere in un mondo senza social, in un mondo senza Matrix.
E questo è notevole.
Perché come fai a svegliarti dal Matrix se non sai di essere nel Matrix?
E, ancora più importante, non sai come possa essere la vita fuori da esso?
Non a caso io noto soprattutto nelle nuove generazioni, coloro che oggi nel 2021 sono tra i 18 e i 28 anni per capirci, le maggiori “vittime” di questo giochetto perverso e sono spesso vittima delle fake news.
Comunque, tornado al dato di prima, direi che, per una volta, essere in fondo ad una classifica, in questo caso a quella di utilizzatori di social network, non è poi così male.. o no?
Era meglio prima?
Concludendo voglio sottolineare che non voglio assolutamente dire che era “meglio prima”.
Ad esempio non è affatto vero, come neanche tanto velatamente sostengono alcuni media italiani tradizionali, che il bullismo sia nato con la diffusione degli smartphone e dei social: anzi, sono proprio questi mezzi che, spesso, inchiodano il bullo e permetto di salvare le vittime.
E qui cito JAX: ve li ricordate i bulli della nostra generazione?.. di chi, come me, è nato negli anni ’80? Senza YouTube e i video in 4k se la sono spassata alla grande e l’hanno fatta franca, mentre oggi finirebbero in un carcere minorile!
La Rete, internet e anche i social network non sono il male.
Siamo noi.Siamo noi che li possiamo utilizzare per fare cose sbagliate o, ancora peggio, li possiamo utilizzare male consegnandogli la nostra mente e la nostra percezione della realtà.
Che poi io lo capisco.
Quando sono stanca, stremata dal lavoro, dalle tasse, da una giornata nera a discutere e lottare.. quanto è bello cercare su internet persone che su un qualunque argomento la pensano come me?!?
Quanti di noi dopo aver visto un film che non gli è piaciuto, magari l’ultimo Blockbuster idolatrato da tutti, hanno cercato in rete commenti negativi di altri utenti che la pensassero nello stesso modo?
Quanto è bello sentirsi dare ragione, sentirsi capiti e approvati?!
Quanto è rilassante avere sempre ragione e, tutti insieme, sfogare le proprie frustrazioni su qualcuno che non è d’accordo ma, sì sa, ha solo torto?!?
E quanto è bello potersi rifugiare in un mondo dai toni netti, solo bianco e nero, come nelle favole, dove il cattivo è solo cattivo e senza sfumature e l’eroe è senza macchia?
Perché certamente dopo una giornata di lavoro chi ha voglia di scontrarsi ancora con la realtà, scoprire che il dato argomento che ci sta tanto a cuore è dannatamente complesso e i problemi ad esso correlati non sono affatto facili da risolvere (anzi) e, soprattutto, che la facile soluzione che avevamo in mente non è davvero attuabile ma cela problemi maggiori.
Perché la realtà non è semplice.
La realtà non è bianca o nera. È verde.
E spesso 1 + 1 non fa 2 ma fa.. quadrato!
La realtà è complicata, è sfaccettata e, purtroppo, non può vincere il buono perché, alla fine, un vero buono al 100% semplicemente non esiste.
L’unica cosa che possiamo fare è comprendere i nostri limiti, fare un bagno di umiltà ammettendo di non sapere e cercare di utilizzare e sfruttare le potenzialità dei social media e della Rete al meglio delle nostre capacità.
Anche perché è innegabile che l’informatizzazione sia un progresso positivo se usata con buon senso.
Qual’è quindi la chiave?
C’è una formula magica?
Lo sapete qual’è in Italia il dato discriminante che divide:
- da un lato coloro che hanno la banda larga e almeno un pc o un portatile in casa (e lo usano) e quando navigano usano tutta la rete e
- dall’altra parte, coloro che hanno solo uno smatphone e/o una connessione mobile e/o usano internet solo per i social?
Il titolo di studio.
Chi è più istruito ha più facilmente la banda larga, utilizza meno i social, si informa leggendo i giornali (anche on line) e fonti autorevoli, riconosce le fake news, e non confonde i social con internet.
Quindi sì, alla fine, non è cambiato nulla: i bulli c’erano adesso come nel ‘800, ci sarà sempre qualcuno che cerca di manipolarci per fini economici e, sicuramente, il mondo è cattivo. E non era meglio prima.
Una sola cosa è certa: la conoscenza è potere.
Quindi scrivete pure su FB, cinguettate su TW, scattatevi foto su IG.. ma studiate la storia e la statistica, leggete libri, informatevi da fonti diverse e, soprattutto, autorevoli.
Ascoltate con mente aperta: non scartate un’idea a priori, per partito preso, solo perché è troppo complicata, non vi piace o si scontra con i vostri principi. Ragionate, riflettete, pensate.
E ricordate: la conoscenza vi renderà liberi, ma prima vi farà tanto arrabbiare!
Poi certo nessuno si vuole arrabbiare, lo so.. ma così va il mondo, almeno per coloro che vogliono vivere e non solo esistere trascinati dalla corrente che qualcun altro dirige.
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