Diventare telelavoratori

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Quante volte ci avete pensato?
Fatemi giocare un attimo a fare l’indovina: fatemi osservare la mia sfera di cristallo virtuale e vi dirò quando vi torna in mente questo pensiero o quando vi è venuto in mente la prima volta.
Eravate per strada per andare o tornare dal lavoro. In coda in tangenziale. Oppure alla stazione o su un treno pendolari. O in attesa di un autobus: avete presente quelle belle, lunghe, attese che solo gli autobus italiani possono dare? Ecco.
In qualunque di questi luoghi foste, vi stavate ponendo una sola domanda.
Vi chiedevate: perché?
Perché in nome di tutti gli dei mai adorati, perché nel 2020, quando abbiamo tecnologie mai immaginate, computer stellari, la fibra, internet, le conoscenze dell’umanità a distanza di click.. perché mai devo ancora stare qui, stipato, in fila, a rompermi e a respirare smog macinando bile, come ai tempi della Rivoluzione Industriale??!
Perché devo buttare via attimi preziosi della mia vita, l’unica che ho, per fare avanti indietro casa-lavoro/lavoro-casa, per poi non avere tempo per fare quello che mi va, come andare a correre, leggere un libro o farmi una scop.. volevo dire, o fare.. insomma, avete capito..
Perché??!?
E non è stato solo per l’idea di “stare a casa”, come dicono alcuni pensando che il telelavoro sia una cosa da madri/padri casalinghe/i che vogliono arrotondare lavoricchiando qualche ora a settimana.
E voi non pensavate neanche ad un lavoro part time.
No, voi avete pensato ad un lavoro pieno ed impegnativo, un lavoro che vi occupi lo stesso numero di ore che fate ora, permettendovi di guadagnare uno stipendio perlomeno decente.. un lavoro normale insomma, ma da casa.
Ma andiamo con ordine.
Cos’è il telelavoro?
Come ci insegna Wikipedia (e qui cito dalla pagina in italiano sul telelavoro) un telelavoro è “un modo di lavorare indipendente dalla localizzazione geografica dell’ufficio o dell’azienda, facilitato dall’uso di strumenti informatici e telematici e caratterizzato da una flessibilità sia nell’organizzazione, sia nella modalità di svolgimento”.
Bella la definizione vero? In soldoni vuol dire che un telelavoro è un lavoro che svolgi da dove vuoi tu, senza bisogno di recarti ogni giorno in ufficio e che si fa, di solito, utilizzando un computer.
Facile no?
Nella realtà delle cose però non è così facile.
Considerate che molte aziende italiane, loro sì, vivono allegramente ancora nel secolo scorso: per la maggior parte di loro siamo ancora negli anni 80 del ‘900. Il fisco italiano poi ha accettato da poco l’esistenza della macchina a vapore: quindi, fate, voi.
Ma si può, si può fare.
Innanzitutto: ho già trattato del telelavoro in una delle puntate/articolo passato e qui non ripeterò quanto già detto.
Ma.. nella pratica cos’è il telelavoro?
Per prima cosa chiariamo un concetto, facciamo luce su un grande equivoco.
La maggioranza delle persone che lavorano da casa non lo fanno per viaggiare o per coltivare hobby più o meno impegnativi, spesso non lo fanno neanche per dedicarsi più alla famiglia.
Le persone che hanno un telelavoro ci sono spesso arrivate per vie traverse, per caso o per necessità: a volte l’inizio di quello che è diventato il loro lavoro è stato un correre ai ripari dopo un periodo più o meno lungo di disoccupazione.. il fatto che fosse un telelavoro e che, poi, il telelavoro sia meraviglioso (almeno secondo me!) è stata una cosa di cui si sono resi conto in corso d’opera!
Tralasciando coloro che hanno un lavoro tradizionale e riescono a convincere la propria azienda a concedergli di lavorare da casa (comune per via del coronavirus oggi ma raro in passato e, forse, anche in futuro), ci sono molti lavori che è possibile svolgere da casa.. e non tutti sono poi così nuovi, anzi sono lavori d’altri tempi!
Si pensi alla sarta, un lavoro che sta tornando in auge, seppure in modo molto diverso rispetto al passato, e che, da sempre, si svolge soprattutto da casa propria.
Il telelavoro nel mondo digitale
Considerando comunque i lavori strettamente legati al mondo digitale il primo che viene in mente è certamente quello di programmatore.
Il mondo del lavoro ha bisogno di programmatori tuonano i giornali, le televisioni, Confindustria.. e così vengono organizzati corsi più o meno utili (e più o meno gratuiti), consigliati percorsi di studio (spesso a sproposito), ecc..
Ora.
Volete imparare a programmare?
Benissimo: c’è Code Academy, un sito in gran parte gratuito dove potete facilmente imparare, tramite esercizi guidati, i primi rudimenti della programmazione (e se volete anche molto di più!).
Funziona? Certo.
L’ho provato? Sì, l’ho provato. Ho imparato a programmare in htlm e css, ho imparato anche un po’ di java.. e se ho imparato io che sono assolutamente negata e, soprattutto, trovo la programmazione quanto di più noioso la mente umana abbia mai potuto concepire.. se ho imparato io quindi, vi assicuro, lo può fare chiunque.
E allora perché non siamo tutti programmatori?
Perché non è così facile, la professionalità non si crea dall’oggi al domani con qualche lezione appresa di malavoglia..
Anche perché poi, ci si va a scontrare con i professionisti quelli veri, quelli che hanno imparato a programmare a 12 anni, quelli che poi sono andati all’università a studiare informatica, matematica o ingegneria, quelli che si aggiornano costantemente perché amano programmare.. quelli che ora, dopo anni di lavoro in quel campo, guardano di sfuggita una pagina di codice e percepiscono che la dodicesima riga ha qualcosa che non va.
Mi spiego?
Vi ho fatto l’esempio della programmazione perché troppe persone pensano al telelavoro.. anzi, no, pensano in generale ad un nuovo lavoro come se dovessero partire da zero.
È come se dicessero: ok, ho sbagliato. Cancelliamo il pregresso e ricominciamo.
No, non funziona così.
Tutto questo preambolo per dire che se si vuole lavorare da casa, se si vuole diventare imprenditori digitali, per citare un’espressione che piace tanto ora, bisogna prima di tutto pensare, fermarsi a riflettere, e chiedersi:
Cosa ho da offrire io?
Prendendo tutte le mie capacità, mescolandole, aggiungendo che siamo nell’era dell’informatica e non nel medioevo.. Che posso fare?
Che lavoro posso fare?
L’errore che fanno molti è andare allo sbaraglio: della serie, “faccio qualsiasi cosa purché mi paghiate!“.
Questo, in realtà, non è un buon biglietto di presentazione: non dà l’idea di essere un professionista, ma solo una persona alla disperata ricerca di lavoro!
Capisco lo stato di necessità ma mettetevi nei panni del cliente: voi assumereste per un compito altamente professionale una persona la cui unica qualifica e/o professionalità è aver bisogno di soldi?! Se vi pagano dovete poter dare qualcosa in cambio, questo è lavoro non accattonaggio!
Quindi: scegliete un ambito in base alle vostre conoscenze pregresse (a tutte le vostre conoscenze pregresse: quindi quello che avete studiato, quello che avete appreso lavorando, eccetera), alla vostra esperienza lavorativa e a ciò che chiede il mercato oggi. Lo studio del mercato è fondamentale: non potete creare un’attività digitale se non vi sono potenziali clienti, non è possibile vendere ghiaccioli al polo nord!!
Quindi studiate il mercato, focalizzate nell’ambito di ciò che tira nella vostra area di interesse, ossia quella che si rifà alle vostre capacità, esperienze e conoscenze, ed individuate la vostra macro-area.
Una volta trovata la macroaerea di vostro interesse sarà l’ora di scendere nel dettaglio e trovare la vostra nicchia. La nicchia è importante: essere troppo generici non vi porterà da nessuna parte.
Facciamo un esempio.
Avete studiato arte e avete esperienza nel campo.. pensate quindi alla grafica digitale. Bene. 2D o 3D, vettori, bimap..
Per iniziare sarebbe bene non investire troppi soldi ma offrire al contempo qualcosa che pochi possono offrire.
Ad esempio, imparare ad usare il programma Blender potrebbe essere una buona idea: il programma è gratuito e davvero molto potente.
Ma attenzione: imparare un programma di questo tipo non è una cosa da poco! Ci possono volere mesi di impegno e studio per imparare ad usare bene il programma, ci vuole determinazione e tanta fatica!
Tra le persone che svolgono telelavori che ho avuto modo di conoscere nei miei viaggi ci sono stati: esperti in grafica digitale, segretarie virtuali, esperti in marketing (e non parlo di operatori call center di telemarkerting, ma veri esperti in campagne pubblicitarie!), venditori di nicchia (ad esempio di abiti vintage), traduttori specializzati, organizzatori di eventi e/o viaggi, fotografi/illustratori/videomaker microstock, esperti in SEO e scrittura del web, esperti in acustica e analisi dei suoni, sbobinatori e.. il vecchio lavoro delle dattilografe che oggi si chiama data entry!
Per chi lavora un telelavoratore?
Bisogna fare molta attenzione negli annunci on line: spesso, se ci si rivolge a siti di annunci generici, si può andare in contro a fregature e/o lavori ridicoli al limite dell’illegalità (come il telemarking spinto per aziende fantasma!).. per questo è meglio cercarsi in autonomia dei clienti oppure, soprattutto all’inizio, appoggiarsi a piattaforme specializzate.
Vi sono on line siti che offrono annunci per professionisti che lavorano da casa.. tra questi uno dei più famosi è Freelancer oppure c’è Fiverr.
Per opinioni sulle singole piattaforme consiglio di leggere i commenti on line.
Considerate in ogni caso che qui la competizione è globale: vi troverete a competere con persone che abitano in paesi del Secondo Mondo (a volte anche del Terzo..) e che si accontentano di una retribuzione bassissima.
Poi certo vi è anche la possibilità di guadagnare, soprattutto dopo che ci si è fatti un nome, ma il margine è risicato: in linea generale questi siti sono ottimi per chi cerca manovalanza a basso costo, ma non molto per chi cerca lavoro!
In ogni caso per iniziare anche queste piattaforme possono anche andare bene. Ma dovete trovarvi clienti anche tramite altri canali e fidelizzarli dimostrando che fate bene il vostro lavoro.
Ecco forse questo è il punto che sfugge, quello che molti di coloro che parlano del fantomatico imprenditore digitale si scordano di dire: questa è una maratona, non è uno sprint.
È lacrime, sangue, fatica e scoraggiamento. E qui parlo per esperienza personale!!
Cosa vi serve per svolgere un telelavoro?
Dipende molto dal tipo di attività che svolgete ma direi che è sempre fondamentale avere un computer almeno decente, una connessione veloce (meglio se avete la fibra) e uno smartphone che funzioni bene.
Poi serve uno spazio in casa vostra: questo elemento è spesso sottovalutato ma se volete sperare di lavorare da casa, anche se il vostro lavoro necessita solo di voi e di un pc, dovete avere uno spazio solo vostro.
La vostra postazione di lavoro che deve essere intoccabile: nessuno, e ripeto nessuno, deve metterci le mani mai per nessun motivo. La regola deve essere chiara: qui non si scherza né si gioca, questo è il mio lavoro, quello che porta il pane a casa, che paga le bollette e i ninnoli e i nannoli, è una cosa seria.
E non tirate fuori la scusa dei bambini: i bambini imparano senza problemi e sono perfettamente in grado di capire quando un genitore non scherza!
Come l’Italia vede i telelavoratori
Concludendo vi voglio avvertire che avere un telelavoro può essere un po’ un problema in Italia.. a livello sociale!
Mi spiego.
Viviamo in un paese in cui molta gente è ancora ferma all’idea di lavoro (e della vita) degli anni 70:
- studio (scuola dell’obbligo o diploma o università),
- vado a lavorare,
- mi assumono a tempo indeterminato,
- lavoro,
- vado in pensione.
Una favolosa sequenza d’eventi che ha quasi un sapore di inevitabile che può essere interrotta solo da un qualche evento assurdo (ad esempio: vado a lavoro e strappo a morsi le orecchie al mio capo allora mi licenziano).
Perché questo era il mondo in passato, all’epoca, per chi ha la mia età, dei nostri genitori.
Oggi i tempi sono cambiati.
Peccato? Per fortuna? Comunque sia quei tempi non ci sono più: è così, bisogna farsene una ragione, oggi il mondo è diverso.
Il problema è che per tante persone, persone che costituiscono una grossa fetta dell’Italia, è difficile capire che c’è gente che fa orari molto ma molto diversi dal classico 9-18.
Che se uno si sveglia a mezzogiorno magari è perché la sera precedente ha lavorato fino alle 5 del mattino per rispettare una scadenza (a me capita!).
Che non ti si può chiedere di “andare un attimo in posta tanto sei a casa” perché quell’attimo, che poi magari è un’ora buona, per te è un’ora di lavoro persa e, comunque, spezza la concentrazione.
Che se sei al supermercato alle 11 del mattino non è che non hai nulla da fare ma, magari, ti sei presa 10 minuti di pausa per fare la spesa e riflettere su un punto ostico del lavoro.. ma hai fretta cavolo, quindi se quello yogurt non ti va non comprarlo, ma lasciami passare che devo andare!
Eccetera.
Quindi, in estrema sintesi, se scegliete di fare un telelavoro dovete anche armarvi di santa pazienza e spiegare a chi vi circonda che siamo nel XXI secolo, ci sono i computer, l’Italia non è isolata al resto del globo e il mondo, aimè, sta andando avanti!
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